Si mangia, si beve, si gusta. Ma non solo. Il gelato nutre: è un alimento leggero e digeribile e rinfrescando le terminazioni nervose presenti sulla lingua “comunica” al cervello un immediato senso di freschezza.
Per questo motivo d’estate si finisce per mangiarne a tutte le ore, ma qual’è l’apporto energetico di un cono o di una cialda farcita? L’Istituto di Medicina dello Sport del Coni, in collaborazione con l’Istituto del Gelato Italiano (Igi), ha elaborato una serie di tabelle dietetiche per non perdere il conto delle calorie quando ci si concede le pause-gelato.
Colazione – L’abitudine siciliana di aprire la giornata con un brioche farcita di gelato può essere, spiegano gli esperti, un sistema per combattere il calo di appetito mattutino nei bambini. Un esempio per tutti: una pesca sciroppata, due palline di gelato e due biscotti apportano 230 Kcal, quanto basta per soddisfare quel 20% di fabbisogno (200-400 calorie) che la colazione deve offrire al bilancio giornaliero.
Merenda – Se il desiderio arriva a metà pomeriggio, meglio assecondarlo. Il contenuto di liquidi – ricordano gli esperti dell’Igi – contribuisce a reintegrare i liquidi persi con il sudore. La scelta dipende anche da quanto si è mangiato a pranzo, ma di norma non bisognerebbe mai superare le 100-250 calorie, praticamente l’equivalente di un gelato alla stracciatelle da 75 grammi (235 calorie), oppure una cialda grande farcita (220-280 calorie). Se l’opzione cade sul sorbetto si risparmia sul conto energia: un gelato alla frutta apporta appena 100 calorie. La tendenza, sulla quale domanda e offerta si stanno incontrando, è quella di introdurre nella scelta anche il formato più piccolo, cioè coni e coppette più piccole.
Piccoli piaceri quotidiani che non costano molto dal punto di vista calorico. Purché restino un’evasione isolata: uno sfizio senza rimorsi, messo a confronto con fuori-pasto ben più pesanti, come patatine fritte (275 Kcal) o 50 grammi di cracker o tarallini (250 Kcal), e senz’altro meno freschi.